giovedì 13 giugno 2013

La distruzione mediatica di Antonio Ingroia



Ricevere notizie come editore e poi modificarle in ogni modo possibile per farne l’uso politico che più conviene come Presidente del Consiglio, o più in generale come politico è possibile in Italia?
Leggendo quotidiani come Libero, Il Foglio, Il Tempo o Il Giornale (non sono gli unici ma sono quelli meglio preparati) sembrerebbe proprio di si. Non è difficile incappare in titoloni del calibro di:

Il processo sulla trattativa Stato-mafia è una boiata pazzesca - IL FOGLIO 

Le gambe corte del processo Stato-mafia - PANORAMA - 5/06/2013

Il burattinaio Ingroia tramava e i boss la facevano franca. - Il Giornale 

Ingroia fa i capricci: «Aosta? No» - IL TEMPO - 12/04/2013

Ovvio per ovvio, Ingroia lasci la toga - IL GIORNALE - 25/05/2013

 Vergogna Ingroia: pagato (da noi) per non lavorare - LIBERO - 02/05/2013

Ingroia adesso è costretto a lavorare - LIBERO - 21/03/2013


Come potrete anche intuire da soli a questi giornali poco importa se Antonio Ingroia, pupillo di Borsellino (che lo volle con lui anche a Marsala) dal 1987 impegnato anima e corpo nella lotta alla mafia e sotto scorta da allora è uno dei magistrati più rispettabili del nostro paese.
Poco importa se da Sostituto procuratore a Palermo e pubblico ministero della Procura antimafia vanta un curriculum di tutto rispetto avendo condotto casi di enorme rilevanza come quello Contrada e numerosi processi sui rapporti tra la mafia e il mondo della politica e dell'economia.
Poco importa se stravolto dai continui sabotaggi alla sua categoria ha deciso di iniziare a difenderla tramite un partito che salvaguardasse legalità e giustizia più di ogni altra cosa.
O forse è proprio questo il punto?