Proprio durante l'aspro dibattito che vorrebbe la salma senza vita di Erick Priebke relegata in un sottoscala, decidiamo di pubblicare l'ultima intervista dell'ex capitano delle SS, che molti hanno contestato a priori, preceduta da una breve lettera di Indro Montanelli. Il giornalista infatti commentò che «il processo a Priebke non ha alcun senso […] perché il caso fu risolto una cinquantina di anni fa, quando il Tribunale militare stabilì che l’unico responsabile delle Fosse Ardeatine era il colonnello Kappler, che se n’era assunto l’intera responsabilità dicendo: “L’ordine l’ho dato io, i miei subalterni non hanno fatto altro che eseguirlo, com’era loro dovere”».
Eppure la campagna di odio con la quale sono cresciuto non accenna a fermarsi, anzi; gente che non conosceva nè Priebke, nè la guerra, (se non dai resoconti dei vincitori) si è riunita per prendere a pugni, calci e sputi una bara contenente il corpo senza vita di un ex soldato, colpevole di essere nato in Germania nel 1913 ed evidentemente anche di non essersi suicidato insieme a coloro che avevano intuito ciò che sarebbe stato il processo di Norimberga e ciò che ne sarebbe seguito.
Dato che la storia è da sempre scritta dai vincitori, a mio parere l'intervista offre parecchi spunti per discutere, senza dover cadere in revisionismo o negazionismo, che spesso sono usati come scusa per evitare anche solo di parlarne.
“Signor Capitano, come cittadino italiano, non posso compiacermi certamente di una sentenza insensata. Ma come insensato era il processo, penso che anche Lei se ne possa contentare. Da vecchio soldato, e sia pure di un Esercito molto diverso dal Suo, so benissimo che Lei non poteva fare nulla di diverso da ciò che ha fatto, anche se ciò che ha fatto è costata la vita a due miei vecchi e cari amici: Montezemolo e De Grenet; ed anche se, nel momento in cui lei lo faceva, io mi trovavo prigioniero dei tedeschi nel carcere di San Vittore a Milano, dove avrei potuto subire la stessa sorte toccata agli ostaggi delle Ardeatine. Non so che cosa lei farà, quando sarà libero di farlo. Ma qualunque cosa faccia e dovunque vada si ricordi che anche tra noi italiani ci sono degli uomini che pensano giusto, che vedono giusto, e che non hanno paura di dirlo anche quando coloro che pensano e vedono il giusto sono i padroni della piazza. Auguri, Signor Capitano!” Indro Montanelli