Conosciamo tutti Daniela Santanchè.
Conosciamo le sue spiccate doti polemiche e sappiamo quanto ha
studiato per affinarle. Sappiamo che è la "specialista"
del Pdl nell'affrontare i format politici "nemici" e
sappiamo che ha raggiunto questo traguardo perchè riesce a
raccontare le più colossali menzogne senza che le venga troppo da
ridere e, anzi, con una certa convinzione. Come la moglie che dice
ogni giorno di amare il marito guardandolo negli occhi, ma in realtà
passa i pomeriggi con una squadra di basket nigeriana.
martedì 10 settembre 2013
BERLUSCONI FIRMA A FAVORE DELLA MARIJUANA
Sembra esistano contemporaneamente più Berlusconi.
Il Berlusconi che cercano di raccontarci da vent'anni, lo statista impegnato nella lotta alla mafia, uno e trino, ostacolato da una corrente marxista della magistratura ed incapace di macchiarsi di alcuna contravvenzione perchè accaduta "a sua insaputa", sempre se accaduta. E, parafrasando le parole dell'onorevole Santanchè, anche se accadesse si tratterebbe solo di sette milioni di euro (la punta dell'iceberg non prescritta), bazzecole se confrontate ai trilioni di fantastriliardi che il cavaliere giornalmente dona alle casse dello stato. Per ogni vicenda giudiziaria del cavaliere siamo bombardati ed inondati di storielle come questa. E c'è chi ci crede.
Va però confrontato col Berlusconi che evitano accuratamente di raccontarci, l'imprenditore milanese che, nel 1974 stipula un patto con la mafia, più precisamente con Cinà, Teresi e Bontade, coadiuvato dall'intermediario palermitano (di entrambi) Marcello Dell'Utri. Il Berlusconi che dopo il suddetto incontro si porta in casa il boss del mandamento di Porta Nuova, tale Vittorio Mangano e lo assume come stalliere.
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